Ogni tanto ne sentiamo parlare, della mappatura dei nevi, magari in prossimità delle vacanze al sole, o quando un’amica o un amico va a far vedere un neo che ha cambiato dimensioni. Ma poi tutto rientra. È probabile che la grandissima maggioranza di chi ci legge non abbia mai fatto almeno una volta il controllo “total body” dei nei. L’autore di questo articolo, ad esempio.
Eppure si tratta di un esame importante, uno di quelli che non causano nessun problema e che possono letteralmente salvare la vita. Ne parliamo con il Dott. Michelangelo La Placa, Dermatologo, Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Bologna, uno specialista che ci aiuterà a capire meglio cosa è la mappatura dei nevi, e perché faremmo tutti bene a parlarne con il nostro medico di base. Almeno una volta.
Innanzitutto le chiediamo di spiegarci meglio cosa si intende per mappatura dei nevi, e come viene eseguita questa indagine?
Il controllo nevi (o mappatura) è l’analisi della cute di un individuo “total body”, cioè dalla testa ai piedi, analizzando ogni eventuale anomalia cromatica della cute (quindi nevi melanocitici, ma anche qualsiasi altra modificazione) mediante una sonda (detta dermatoscopio) che, collegata ad un computer, può ingrandire e fotografare le macchie sospette. Grazie al salvataggio su terminale è possibile nel tempo seguire il decorso di tali macchie, e controllare se vi siano modificazioni o comparsa di patologie.
La mappatura dei nevi deve essere effettuata da un dermatologo, o anche il medico di casa è in grado di eseguire l’esame?
Sarebbe ottimo avere maggior collaborazione da parte del medico curante, che ha senz’altro una conoscenza più approfondita del paziente. Mi spiego: il medico potrebbe fare un controllo annuale o semestrale dei pazienti e inviare solo quelli considerati “a rischio” oppure quando ha notato l’insorgenza o la modificazione di un nevo. Questo aiuterebbe anche a snellire le lunghissime liste di attesa che abbiamo negli ospedali, concedendo la visita specialistica solo a chi ne ha realmente bisogno.
Chi deve, o dovrebbe, sottoporsi alla mappatura dei nevi?
I pazienti con cute e capelli chiari, e i pazienti con molti nevi, anche i pazienti con famigliarità per tumori cutanei, dovrebbero sottoporsi a regolari visite dermatologiche.
Ogni quanto tempo va ripetuta la mappatura?
Non esiste un protocollo preciso, e forse è impossibile dare una risposta esaustiva. Il mio consiglio è osservarsi mensilmente con l’aiuto di un famigliare e, se non si notano novità o modificazioni di rilievo, programmare una visita ogni 2-3 anni. Ovviamente noi visitiamo con assiduità e controlli molto più ravvicinati, anche ogni 2-6 mesi, determinati pazienti considerati a rischio e già precedentemente selezionati.
Ripetendo la mappatura dei nevi ad intervalli regolari si può stare tranquilli che un nevo potenzialmente pericoloso verrà sempre rilevato per tempo? Che grado di tranquillità può dare la mappatura dei nevi se ripetuta in base alla prescrizione dello specialista?
So che la mia risposta sarà controcorrente e forse anche allarmante, ma gli assidui e ripetuti controlli non evitano, ahimè, la comparsa di un tumore. Semmai sono utili per identificare un’iniziale insorgenza e quindi ottenere una prognosi migliore.
Ringraziamo il Dott. Michelangelo La Placa, Dermatologo, Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Bologna
Alessio Cristianini per ADVERSUS
In collaborazione con MARGHERITA.NET