Sto iniziando a chiedermi se ci sia un nesso tra le ansie e le paure che ormai fanno parte integrante della nostra esistenza, e la televisione. Magari mi sbaglio, anzi probabilmente mi sbaglio, ma ci sto pensando. Può quella scatola, adesso più simile ad un quadro appeso alla parete che ci porta il mondo in casa, essere un cavallo di troia? Può essere uno strumento di rincoglionimento di massa? Di propaganda? Non so. Non saprei. Ma ci penso.
Ad esempio le notizie. La selezione delle notizie che vengono date, il tono di voce con cui vengono lette, le inquadrature, la mimica facciale, la finta preoccupazione sul volto del presentatore di notizie… possibile che l’ansia che suscitano nel pubblico sia voluta? Non lo so. Non ci credo. Ma non possono fare a meno di pensarci
Se dovessi accendere televisione in questo momento, e sintonizzarmi su un telegiornale qualsiasi o su uno di quei canali di notizie 24 ore, il mezzobusto (o la mezzabusta) che legge le notizie mi informerebbe più o meno cosi
- Sparatoria nel centro di ___ strage annunciata su Facebook (o Twitter). Che sia avvenuta in un remoto paesino del Mid-West americano poco importa. La persona che legge la notizia lo fa con intensità, sguardo fisso e voce forte ma tremolante di partecipazione, ansia e disapprovazione.
- Crisi economica. Crollo verticale delle borse di tutto il pianeta. Anzi no, questo avveniva ieri, oggi borse euforiche e rialzi record. Anzi, contrordine, cresce la disoccupazione e la prevista ripresa forse non ci sarà. Raddoppiano le spese ‘obbligate’ per le famiglie italiane. Però il Governo dice che gli indicatori indicano (e che altro dovrebbero fare) un timido inizio di ripresa tra 18-24 mesi. E sono dieci anni che lo annunciano – ogni anno, quindi sarà vero.
- Emergenza profughi. Centinaia di morti annegati, situazioni agghiaccianti. Ma il pericolo terrorismo passa attraverso e si nasconde in mezzo a questi disperati. E la criminalità anche, non siamo più sicuri. Allora stato di allarme per tutti, l’ondata dei migranti è un pericolo per tutti. Però dobbiamo stare tranquilli e non creare allarmismi. Ma meglio non abbassare la guardia. E preoccuparci.
- Emergenza maltempo. Il tifone Pincopallino, la siccità, l’ondata di caldo Caronte, la grandine e le locuste. Basta che ci sia un’emergenza.
- Guerre. Eserciti incolonnati a bordo di furgoncini che si divertono a decapitare, far saltare, schiavizzare. Sono gli stessi che pochissimi anni fa venivano chiamati ‘combattenti per la libertà’ quando dovevano sembrare ‘buoni’. Adesso sono vestiti di nero e ne abbiamo tutti paura. E se non ci spaventiamo, dovremmo.
- Emergenze sanitarie. Da Ebola ai vari virus degli ‘uccelli’, passando per influenze mutanti di vario genere. Migliaia, ma cosa diciamo migliaia, centinaia, forse decine almeno i morti… Alcuni anni fa hanno aperto un notiziario con la notizia “Pappagallo in Scandinavia forse sospetto positivo al virus dell’aviaria”. Povero pappagallo. E ricordate il virus dell’influenza H1N1? Doveva fare una strage. Poi altre paure hanno preso il suo posto e con la nostra memoria da pesce rosso ce ne siamo dimenticati.
- In mezzo potete metterci la Corea del Nord, l’Iran, e poi il cambiamento del clima… tanto per non lasciare dei buchi in cui potremmo anche partorire un pensiero originale e – dio ce ne guardi – critico.
- In chiusura con un neonato di stirpe reale che ha vomitato ma che simpatico è così simile a noi poveri mortali, una ricetta di cucina e il calcio. Amen.
Chi scrive non guarda la televisione, per scelta, da quasi quindici anni. E se la sta passando bene. Voi fate come credete, ma magari, per un weekend, provate a tenerla spenta. La televisione. E ad accendere il cervello. Se funziona ancora.
ADVERSUS