Come ogni altro settore, anche il mondo della moda sta cambiando rapidamente a causa degli sviluppi tecnologici e sopratutto a causa di internet. Instagram sta prendendo piede in maniera travolgente in un mondo in cui le modelle andavano in giro con il book di foto stampate sotto il braccio e per far vedere un book ad un cliente fuori città bisognava organizzare una spedizione tramite corriere. E il continuo collegamento a internet sta cambiando i rapporti umani, e questo lo vediamo anche nel mondo della moda, e nei backstage delle sfilate.
Ne parliamo con Stefano Parpinel di MP Management, agenzia di modelle a Milano. Stefano vive immerso nel mondo delle modelle, essendo il responsabile per lo scouting e per le ‘new face’, lavora a stretto contatto con le modelle più giovani, le cosiddette millennials. Cosa ne pensa Stefano delle nuove tecnologie che hanno stravolto il mondo della moda, e delle nuove modelle? Ce lo racconta in questa intervista.
Quanto è importante Instagram e la quantità di followers per una modella?
Stefano Parpinel: È importante. Dire che non è importante sarebbe una falsità . Non è importante quanto pensiamo noi. Il mercato italiano, per quel che possiamo vedere, e anche il mercato europeo, non è ancora così ‘follower oriented’. Non è l’America. In America è fondamentale. Le superdonne americane, le super campagne, sono fatte molto più sui like, sui followers.
I clienti italiani, per fortuna, ma questo è un mio parere personale, sono ancora più legati all’immagine, a cosa trasmettono le ragazze come modelle. Sono ancora molto più legati al ‘voglio una modella che mi rappresenti e che rappresenti il mio marchio’ piuttosto che al numero dei followers. È anche vero che in America è diventata un’ossessione anche per chi non ha i grossi numeri, cioè ci sono persone che hanno 20 mila followers e si atteggiano come quelle che ne hanno 5 milioni… che non è proprio la stessa cosa. Nel nostro mercato ancora non è così. Io dico per fortuna, ma il mio parere personale, però è che al giorno d’oggi è importante, sì.
I grossi nomi che sono usciti come Gigi Hadid, Bella Hadid nascevano dal fatto che hanno tantissimi followers, sono diventate delle grossissime influencer in America. Poi sono diventate anche delle modelle e la trasformazione si è vista, però magari l’input iniziale è stato dato dal numero di followers. Quindi è importante. Ci sono sempre più clienti che guardano ai numeri. Ormai col fatto che tutto è sui social network si sa che le persone guardano. Prima di andare a fare un colloquio anche solo per fare il panettiere ti cercano, vanno vedere il tuo profilo Facebook, vanno vedere chi sei, cosa fai, chi frequenti, cosa non fai. Se lavori con la tua immagine, quindi un cliente ti sta cercando per dire ‘Io metto nelle tue mani il mio brand, tu devi rappresentarmi‘ è normale che vadano a cercarti. Quale è la tua storia? Cosa fai nella tua vita privata? E tutto quanto il resto. Ma tra avere quello e farlo diventare un’ossessione, allora da quel punto di vista li… c’è un bel abisso.
In questa ma anche nelle precedenti interviste abbiamo parlato tanto del lavoro di modella, di come si inizia, di cosa aspettarsi, ma a questo punto siamo anche curiosi di sapere quali sono le modelle che tu, insieme a MP Management, stai formando e accompagnando in questo momento verso il top…
Stefano Parpinel: Come modella affermata abbiamo Marjan Jonkman, una ragazza olandese. Abbiamo Achok, che è una ragazza americana di colore, che ha appena scattato la campagna Tiffany. E da questa stagione abbiamo delle modelle upcoming, new faces, molto interessanti, come Gisele, la ragazza che la scorsa stagione ha chiuso la sfilata di Prada e che ha appena scattato la campagna di Prada e di Coach a New York con Steven Meisel.
Abbiamo anche una ragazza africana, arrivata nuova nuova a Milano da noi, che si chiama Shanelle. È il primo viaggio della sua vita dal Sudan quindi per lei è un super supershock! Arrivata per la prima stagione ha lavorato subito per dei clienti come Armani, proprio per la Fashion Week. Quest’anno ha fatto la campagna di Alexander Mcqueen, ha l’esclusiva per questo brand a Parigi. È tenera, gentilissima, bellissima e molto molto carina. Li è stata una trasformazione perché – a parte che è una persona con uno spirito, una mentalità proprio piacevole, una bellissima persona – proprio si è vista la trasformazione di questa ragazza al suo primo viaggio in un mondo completamente diverso. E quando la si incontra ora rimane la ragazza del primo viaggio ma con quell’esperienza in più che fa sì che lavori molto bene.
C’è un’altra ragazza che sta venendo in agenzia che è Olivia, sempre americana, che è sta scattando la campagna di Miu Miu. Quindi abbiamo tante new faces che stanno uscendo bene.
Nei backstage delle sfilate abbiamo visto un cambiamento poco piacevole nella personalità della gran parte delle modelle, troviamo che le modelle siano un po’ più antipatiche, da alcuni anni…
Stefano Parpinel: Trovi? Magari… Sì, magari è una trasformazione della società in generale. Pensa alla trasformazione della gente in metropolitana. Sali al mattino, hanno tutti il cellulare in mano, ognuno è nel suo mondo, nessuno parla. Ti vengono addosso, non ti chiedono neanche scusa perché ormai vivono nel loro mondo. Hanno facebook, la cosa importante è il post su Instagram. Quindi non sono neanche più abituati al contatto umano, a parlare, a fare. La modella d’altra parte rispecchia la società in cui vive. Deve stare tre ore nel backstage ad aspettare, quindi continua la sua vita che poi è quella che fa fuori dalle sfilate. Lo vedi anche quando le modelle vengono in agenzia. Quando ho iniziato questo lavoro nove anni fa le modelle arrivavano, parlavano con noi, Adesso stanno sul cellulare. La trovo proprio una trasformazione della cultura in generale, non solo delle modelle.
Se pensi che una diciottenne di adesso è nata nel 2000. È proprio un mondo completamente diverso. Probabilmente questa trasformazione è quella che poi vedi nei backstage e di cui mi parli. Pensiamo alle ragazze di dieci anni fa. C’erano i cellulari, ma non avevi internet, non c’erano chat, social network. Magari arrivava la ragazza americana con nove ore di fuso orario, dalla California a Milano, e stava lì nel backstage per tre ore e tutto quello che poteva fare era parlare con le altre modelle, con la truccatrice, per cercare di trovare degli amici e passare il tempo perché doveva stare lì tre ore. Adesso invece magari chatta con l’amica a Sydney e di conseguenza di tutto il resto che ha intorno non gliene frega più niente…
È proprio la trasformazione della società . Perché in realtà quando ci parli sono delle ragazzine. Sono delle bravissime persone. Alle volte le modelle vengono viste come se fossero degli extraterrestri, in realtà sono semplicemente delle ragazze. Molte sono anche molto timide. Poi si costruiscono queste immagini sui social network, nella loro vita parallela, che si trasforma non tanto in antipatia, ma è più uno stare sulle loro.
Ringraziamo Stefano Parpinel di MP Management a Milano http://www.mpmanagement.com/