Mark Zuckerberg, il presunto fondatore di facebook, continua a vendere le sue quote nella società (per motivi filantropici intendiamoci). Certo di quote ne ha tante, ma le sta vendendo… brutto segno (per loro, non per noi). Ricordate Myspace? Sì? No? Se non lo ricordate, o non lo sapete, rinfrescatevi la memoria, cercate “myspace decline” o “myspace fall” o “myspace collapse”. Fatelo usando, tanto per cambiare, un motore di ricerca che rispetta la privacy come ad esempio https://duckduckgo.com/
facebook ha reso inutile il concetto di privacy, ha usato e manipolato le fragili menti dei propri iscritti in tutti i modi possibili. Anche quelli impossibili. Certo, è in buona compagnia, google, youtube, twitter, instagram, snapchat e compagnia fanno lo stesso, ma facebook era il più emblematico. Quello che diciamo per facebook, vale in gran parte o in toto anche per i suoi compagni di merende. Ah i social…
facebook, dicevamo, ha condotto esperimenti sul pubblico, ha influenzato le idee dei suoi utenti interferendo sulle timeline e sulle notizie proposte agli iscritti resi ormai privi di filtri critici e di iniziativa propria.
Ne ha fatte e combinate, e continua a farlo, di tutti i colori. A poco serve cercare di aprire gli occhi a chi non vive se non ha facebook sul telefonino…fino a qualche tempo fa almeno. “Ma come… non hai facebook? No? Come è possibile? [sguardo strabuzzato]”
facebook ha costretto i suoi utenti a cambiare lo pseudonimo con cui si erano originariamente iscritti e ad usare il loro vero nome (quanti poi usino dei nomi inventati, è un altro discorso). Questo nel nome della trasparenza, e nell’interesse degli utenti, of course. Grazie facebook che ti preoccupi del bene dell’umanità.
facebook minaccia la chiusura dell’account a chi non rispetta le famigerate e oscure ‘community guidelines‘, richiede l’invio di copia dei documenti per provare di essere davvero chi si dice di essere pena la sospensione dell’account, impartisce punizioni, sospensioni, chiusure a chi non fa il bravo bambino. In cambio offre a tutti la possibilità di essere controllati, influenzati, monitorati, sorvegliati e richiamati all’ordine quando non si frequenta troppo assiduamente la comunità. Gratis. Se non si attribuisce un valore alla propria privacy e alle proprie idee, naturalmente.
Nel frattempo facebook ha distrutto internet come la conoscevamo, quella internet fatta di centinaia di migliaia di siti web, piccoli e grandi, che vivevano in maniera indipendente, belli e brutti, non importa. Chi aveva un’idea la metteva online, chi voleva leggerla ci andava, chi non voleva leggerla, non ci andava.
facebook ha ripreso e rafforzato il concetto di ‘walled garden‘ (che Microsoft tantissimi anni fa aveva provato ad esplorare lanciando un proprio network alternativo a internet, il Microsoft Network, forse qualcuno ricorderà anche la sua fallimentare caduta). Dopo averli rinchiusi nel suo cosiddetto ‘giardino recintato’, facebook ha detto ai propri utenti che non occorreva andare in giro per internet a cercare cose che su facebook erano già presenti e fatte meglio. Ha detto ai propri utenti che facebook avrebbe selezionato lui le cose interessanti per loro, sulla base dei loro interessi. ha insegnato a milioni, miliardi di persone a non andare a cercare notizie e informazioni su internet usando la propria testa (pensare con la propria testa è pericoloso) ma ad aspettare, che le cose le cercava lui. E i suoi utenti, passivamente e prigramente, gli hanno creduto.
Ah sì… e la richiesta di avere le foto nude dei propri iscritti per… proteggerli e tutelarli da eventuali ricatti? Non ci credete? Leggete qui… https://www.adversus.it/facebook-foto-nude/
facebook ha ucciso la pubblicità su internet. quella fatta di banner pubblicitari, che dava da mangiare a centinaia di migliaia di siti internet in tutto il mondo. Ad un certo punto gli inserzionisti, su consiglio di facebook, hanno pensato che fosse utile comprare campagne pubblicitarie miratissime, usando i dati sensibili e personali che nel frattempo facebook aveva raccolto e continuava a raccogliere. facebook ha ucciso la pubblicità online perché i centri media e le agenzie di pubblicità ad un certo punto hanno iniziato a comprare i post di ‘influencers’ e di siti web che avevano puntato sulla presenza su facebook per incrementare il proprio pubblico. Ad un certo punto è stata una esperienza comune sentirsi chiedere da parte delle agenzie di pubblicità (parlo dal punto di vista degli editori online) “non ci interessano più i banner, quanti followers avete su facebook? Vi paghiamo se pubblicate su facebook una recensione del nostro prodotto, in base al vostro numero di followers… Non avete facebook… ma come…? Allora non ci interessate“. Grazie tante facebook.
Poi facebook, sempre in nome dell’interesse dei propri utenti ha iniziato a manipolare la timeline, riducendo progressivamente la visibilità dei post di chi avrebbe potuto pagare per vedersi pubblicato sulla timeline dei propri followers… e infatti ha iniziato a farsi pagare per avere visibilità. Profumatamente. E in molti hanno accettato di pagare pur di non perdere visibilità. Il piano era chiaro dall’inizio, ma bisognava usare il cervello per arrivarci. E chi non ha voluto, o non ha potuto, pagare… pazienza, peggio per lui.
facebook ha venduto usi e costumi, abitudini, idee, orari, umori, preferenze, inclinazioni e tanto altro ad inserzionisti e non. E per ‘non’ noi intendiamo i governi e i gruppi da cui i governi dipendono. Ha messo in atto pratiche di censura che farebbero invidia (anzi fanno invidia) a regimi totalitari di tutte le latitudini.
facebook ha sviluppato sistemi di censura automatica (lo stesso vale per i compagni di merende di cui sopra) che a volte cadono nel ridicolo, ma soprattutto censurano idee e frasi perfettamente legittime, e spesso impediscono l’espressione libera di idee e opinioni altrettanto legittime che però il sistema non gradisce. E facebook fa il suo dovere, e controlla, chiude, blocca, riferisce, censura e segnala.
Tutte queste sono cose che, più o meno, tutti sanno o dovrebbero sapere. Il problema è che molti non comprendono la gravità di tutto questo. Per fortuna facebook sta perdendo presa sui propri iscritti. Mi dicono che chi ha meno di vent’anni ormai non usa più facebook. Inoltre molti grossi editori hanno deciso di abbandonare facebook perchè di fronte alla scelta tra pubblicare le proprie notizie su facebook senza avere in cambio traffico di visitatori, o pagare per essere visibili… beh hanno scelto di mandare facebook a quel paese.
Certo, facebook continua a snocciolare cifre di utenti che fanno impressione, ma quanti di questi usano davvero facebook? E con quale frequenza? A me pare che facebook sia popolato di cadaveri di pagine, la gran parte non è aggiornata da mesi, o da anni. Molti profili sono finti, doppi, tripli, ma fanno numero, aiutano a rimpolpare il numero ufficiale di iscritti.
Certo, facebook è un colosso, ma anche i colossi cadono.
E le ultime, ultimissime notizie che hanno danneggiato le quotazioni di facebook, che parlano di dati personali degli iscritti a facebook ceduti a Cambridge Analytica (cercate “facebook cambrige analytica” su http://www.duckduckgo.com) per scopi tutt’altro che trasparenti…? Beh… oltre a non essere una sorpresa sono probabilmente solo la punta dell’iceberg e la goccia che forse innescherà una reazione a catena che in molti stavano aspettando. E poi, forse, toccherà agli altri compagni di merende. Se fossi uno dei dipendenti di facebook… inizierei a guardarmi intorno. Ricordate Myspace adesso?
ADVERSUS