E qui, oggi almeno, non parleremo di come i nostri dati personali, le nostre abitudini, i nostri interessi, le nostre malattie e le nostre idee vengono scandagliate, catalogate, archiviate, analizzate, sfruttate per fini di tutti i tipi (sì, anche per quelli lì, anche se vorremmo non fosse vero…) da quella manciata di colossi tecnologici americani che rispondono al nome di google, youtube (che è di google), facebook, whatsapp (che è di facebook), instagram (che è di facebook), twitter, apple e compagnia bella…
Forse non tutti quelli che utilizzano internet da… utenti, si rendono conto di quanto l’informazione, l’intrattenimento, le idee, i video, gli articoli, che ogni giorno trovano o gli vengono proposti sono accuratamente selezionati, promossi o censurati, prima di raggiungere il nostro computer, smartphone, tablet o diavolerie del genere.
Certo, teniamolo sempre bene a mente, tutto questo avviene nel nostro interesse, per proteggerci dall’informazione non ufficiale, per evitare che ci possano sorgere dei dubbi, che possiamo partorire un’idea critica nei confronti di quelle che sono le verità ufficiale, che possiamo pensare che ci siano dei modi diversi di vedere la realtà che ci circonda, o non sia mai, di dissentire…
È per questo che sono stati espressamente coniati termini-slogan come fake news, hate speech eccetera e ripetuti alla nausea dai media ufficiali, perchè basta evocare uno di questi slogan per etichettare un’idea come pericolosa e come tale da censurare. Una tecnica facile, ma il popolo bue dopo tutto non oppone molta resistenza… intellettualmente parlando, e quindi il gioco risulta fin troppo facile.
Fatta questa doverosa premessa, è forse utile cercare di capire, come l’informazione viene plasmata, censurata, amplificata, facendo ricorso ad algoritmi, intelligenze artificiali più o meno funzionanti, e quando queste non bastano a gruppi di esseri umani che devono passare in rassegna migliaia, centinaia di migliaia, di contenuti, articoli, foto e video, tagliando a destra e a sinistra in base alle direttive che provengono dall’alto.
Obiettivo: garantire che quello che arriva sui nostri schermi sia controllato, e che le idee e i contenuti non in linea con il credo ufficiale siano bloccati. E che chi produce questi contenuti sia eliminato (socialmediaeliminato s’intende) e non possa più esprimersi in pubblico se non urlando dalla finestra, se ne avrà voglia.
E poi c’è la cosiddetta autocensura preventiva. Quella che chi vuole avere la certezza di non essere bloccato farà bene ad applicare ai propri articoli, foto e video, PRIMA di pubblicarli. Sarebbe auspicabile che questa si innescasse addirittura PRIMA della nascita di un pensiero fuorviante, ma a questo stanno ancora lavorando.
E così capita che Google, per citarne uno a caso, controlla il grado di visibilità di un sito o di un articolo sul proprio motore di ricerca (in pratica da monopolista visto che il mondo intero in Occidente usa Google, che lo sappia o meno) e può quindi decidere di seppellire un articolo al cinquecentesimo posto nei risultati di una ricerca rendendolo praticamente invisibile (parliamo di articoli che tecnicamente dovrebber essere in cima ai risultati e che invece vengono puniti per il loro taglio non ortodosso e dissenziente dalle idee ufficiali).
Ma capita anche che un blogger, o chi ha un sito web che si mantiene con la pubblicità (ormai sempre più spesso di Google anche questa, si chiama Google Adsense e ormai insieme a facebook controlla anche il mondo delle pubblicità online) deve anche fare attenzione a quello che scrive. Eh sì, cari lettori, perchè se io ad esempio intervisto un andrologo, Professore universitario, e gli chiedo di parlarmi delle patologie che colpiscono l’apparato riproduttore maschile, o intervisto un Professore universitario e parliamo del tumore del seno… beh, arriva Google Adsense con un messaggio in cui mi informa che i contenuti dell’articolo sono riservati ad un pubblico adulto, e che o rimuovo l’articolo, o rimuovo la pubblicità dall’articolo. Lo stesso capita con le foto, non puoi pubblicare una foto di un seno femminile coperto da una mano, per corredare un articolo sul tumore al seno, perché ti arriva la stessa mail.
Quindi da una parte ti seppellisco l’articolo così non lo trova nessuno, dall’altra ti tolgo la pubblicità così impari, e la prossima volta ci pensi e scrivi un articolo sui gatti o su come è simpatica la Hillary.
Questo vale per questo tipo di contenuti, vale anche per i contenuti a carattere politico, o quelli in cui si affrontano idee o ideologie non uniformate al pensiero ufficiale che da alcuni anni – anche grazie alle nuove tecnologie – viene imposto con mano sempre più ferma.
Quale è questo pensiero ufficiale? In italia per fare un esempio potete sfogliare la homepage di Repubblica.it, o del Corriere.it (che poi sono uguali), a livello internazionale CNN, MSNBC, Huffington Post, e colossi dell’informazione di questo tipo. Chi dissente, viene zittito in un modo o nell’altro.
Lo stesso capita con facebook, che finché è ancora in vita – perchè si iniziano a sentire i primi forti scricchiolii – non solo chiude profili a destra e a sinistra, ma seleziona quello che vedete nelle vostre timeline per influenzare idee e umori (sì anche l’umore dei visitatori-adepti del social network, umori che poi vengono analizzati e anche rivenduti agli inserzionisti. Lo sapevate che una ragazza in ‘giornata triste’ è più facilmente influenzabile dalla pubblicità? No? Chiedete a facebook di aggiornarvi sulle ricerche e sui moltissimi dati di cui dispone).
Idem con Youtube, una volta terreno libero in cui chiunque poteva esprimersi e creare liberamente, oggi una specie di riserva di caccia in cui il panico di essere soppressi (virtualmente s’intende) da parte dei cosiddetti content creators è alle stelle. Demonetizzazione (cioè quando ti dicono che non puoi più avere pubblicità sui tuoi video), canali chiusi arbitrariamente e senza possibilità di appello, copyright strikes e trolling organizzato sono all’ordine del giorno. Ad essere censurati i creatori di contenuti più conservatori, che sono al momento in disgrazia in questo clima di correttezza politica e inclusività a tutti i costi.
Twitter, lo stesso. Il concetto di shadow banning hanno contribuito a promuoverlo loro. Se non ti chiudono il canale non è detto che qualcuno ti legga. Ti shadowbanno e tu puoi scrivere quello che vuoi, tanto non ti leggerà nessuno perché il nostro algoritmo ti bloccherà senza che tue te ne accorga. Certo, Youtube, Google facebook lo fanno anche loro… non sono scemi.
E così, quando fate una ricerca su Google, leggete il vostro sito preferito che ha le pubblicità di Google Adsense, seguite un canale youtube o cercate qualche argomento su Youtube, seguite qualcuno su facebook o twitter… pensate davvero di leggere tutto quello che dovreste leggere?
Siete contenti di sapere che questi grandi fratelloni si preoccupano a tal punto per voi da decidere loro quello che potete leggere?
Quando andate online sappiate sempre che non siete solo controllati in tutto quello che leggete, scrivete… sappiate anche che l’informazione che ricevete è censurata, preventivamente autocensurata, e rispecchia direttive che arrivano dall’alto. E che non sono nel vostro interesse. Pensateci.
ADVERSUS