Parliamo di eiaculazione precoce. Abbiamo intervistato la Professoressa Roberta Rossi dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma, per affrontate in maniera chiara, seria e il più completa uno dei problemi sui quali riceviamo più lettere e richieste di aiuto.
Quando si può parlare effettivamente di eiaculazione precoce, e quando invece si tratta solo di una ‘idea fissa’ da parte del ragazzo (dell’uomo) che pensa di soffrirne? Esistono dei parametri, delle prove, dei riscontri oggettivi che determinano l’effettiva presenza di questo vero e proprio problema?
La definizione di eiaculazione precoce è stata nel tempo soggetta a diversi parametri quali quello temporale, il numero delle spinte, il raggiungimento dell’orgasmo della partner, per poi arrivare ad una definizione, ampiamente accettata e riconoscibile nella pratica clinica, caratterizzata dalla persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale, prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo desideri (DSM IVTR, 2000). Recentemente è stata proposta una definizione diagnostica dell’eiaculazione precoce derivante da dati statistici ed epidemiologici nella quale la variabile temporale è tornata ad essere centrale.
Sulla base di tale teoria rientrerebbero nella diagnosi di eiaculazione precoce soltanto i casi in cui la durata dei rapporti sessuali, è inferiore a 60 secondi dal momento della penetrazione.
Questo parametro definito IELT, tempo di latenza eiaculatoria intravaginale, dovrebbe essere cronometrato dalla partner, con tutto quello che comporta questo tipo di misurazione dal punto di vista psicologico. In tutti gli altri casi la rapidità sarebbe da ritenere una normale caratteristica fisiologica che varierebbe da uomo a uomo in base a caratteristiche genetiche individuali, età e qualità di relazione con il partner. Ritengo che al di là delle definizioni scientifiche, è sempre opportuno valutare singolarmente la presenza o meno di questo tipo di difficoltà con l’aiuto di uno specialista.
L’eiaculazione precoce è un problema di natura psicologica, oppure organica?
Entrambi i fattori possono essere validi, spesso si ritrova una integrazione dei due, per esempio un problema di infiammazione delle vie urinarie può determinare una precocità, che se non viene affrontata adeguatamente rischia di innescare un problema psicologico successivo che, anche a fronte della risoluzione organica del sintomo, può influire sulla capacità successiva dell’uomo di controllare il proprio riflesso eiaculatorio. La valutazione di uno specialista aiuta a comprendere meglio la valenza di questi aspetti e ad individuare il trattamento efficace.
Quali sono le cause psicologiche più comuni e frequenti che si celano dietro al problema dell’eiaculazione precoce?
Per quanto riguarda le cause psicologiche, gli individui affetti da questo disturbo sono accomunati da un tentativo di difendersi dall’ansia generata dalla sessualità e, in particolare, dalle intense sensazioni erotiche che precedono l’orgasmo. Possono inoltre evidenziarsi elementi educativi negativi rispetto al piacere, conflittualità riguardo la figura femminile, prime esperienze sessuali traumatiche, problemi di coppia, paura del rifiuto e ansia di prestazione. Tutti questi fattori possono contribuire in modo diverso alla base psicologica di questo disturbo, che andrà quindi attentamente valutata.
E quelle di natura organica?
Abbiamo già fatto in parte riferimento a questi aspetti parlando delle infiammazioni delle vie urinarie, le altre fanno riferimento a patologie infiammatorie croniche a carico del prepuzio o del frenulo e ad una ipersensibilità(ipereccitabilità) del glande.
Ci sono poi altre patologie che non sono locali, ma che hanno come ripercussione questo tipo di difficoltà quali le patologie neurologiche: sclerosi multipla, tumori del midollo, spina bifida; e le patologie endocrine: ipertiroidismo, diabete mellito sopratutto di relativamente breve insorgenza.
Quali problemi può causare, a livello psicologico, nel soggetto che ne soffre? E nella coppia?
L’uomo che soffre di questa difficoltà spesso si sente svilito nella propria capacità maschile di soddisfare la partner, la sua attenzione si sposta sempre più sul piacere dell’altro che sul proprio e questo diventa alla fine un meccanismo di auto mantenimento della stessa difficoltà, mi spiego meglio: essere preoccupati per l’altro impedisce di rimanere in contatto con le proprie sensazioni, e di conseguenza impedisce di riconoscerle e modularle a proprio piacimento. La ricaduta di tutto questo sulla coppia è importante, soprattutto se la difficoltà si protrae nel tempo e se giunge a limitare o interrompere la sessualità di coppia stessa. Inoltre vanno tenute in considerazione anche le reazioni della partner che a lungo andare rischia di non accettare più questo stato di cose, ponendo domande e dubbi legittimi. A questo proposito diverse ricerche internazionali sottolineano come sia spesso proprio la partner a sollecitare il compagno ad un consulto per le difficoltà sessuali maschili.
A chi rivolgersi se si soffre o si pensa di soffrire di eiaculazione precoce?
Le due figure di riferimento sono il sessuologo e l’andrologo, entrambe queste figure hanno le competenze per poter affrontare nella maniera più adeguata questo tipo di difficoltà. Sempre di più si va diffondendo un metodo integrato che vede contemporaneamente al lavoro entrambi gli specialisti per poter arrivare ad una diagnosi globale del disturbo. Il mio suggerimento è quindi quello di rivolgersi, ove è possibile, presso centri che prevedono questo tipo di collaborazione.
Quali sono le cure, i rimedi più efficaci, sia nel caso dell’eiaculazione precoce di origine psicologica che su base organica? Si può fare qualcosa?
Il lavoro comune di medico e psicologo di cui parlavo precedentemente, prevede anche un tipo di trattamento che può giovare dell’integrazione di metodi psicologici e farmacologici contemporaneamente. Questa modalità è quella maggiormente riconosciuta e sostenuta come migliore pratica anche a livello internazionale. Il farmaco aiuta a ridurre l’ansia di base e questo permette di poter fare un lavoro psicologico, individuale o di coppia, che consente, comprendendo e rimuovendo le cause, di mantenere nel tempo i risultati ottenuti.
Perché, a volte, con l’età, questo problema tende a risolversi spontaneamente?
Perché fisiologicamente la risposta maschile cambia, così come nel tempo l’eccitazione avrà bisogno di stimoli sempre più diretti, il riflesso eiaculatorio sarà meno rapido e questo consentirà all’uomo di vivere una sessualità diversa ma pur sempre soddisfacente. Teniamo inoltre conto che un uomo avanti con l’età non avrà forse più necessità di una conferma così importante dalla sua espressione sessuale e quindi forse anche l’ansia, fattore che abbiamo detto essere determinante nella precocità, sarà minore.
Pensa che la visione di film e video (onnipresenti ormai) che rappresentano rapporti sessuali dalla durata spesso improbabile possano contribuire a generare un senso di inadeguatezza, soprattutto nei più giovani?
L’effetto dopante della sovraesposizione a stimoli sessuali è ormai riconosciuto, ma quello che fa la differenza è come sempre la struttura di base della persona. La visione di film e di riviste è da tempo fonte di “formazione” per i giovani, non è quindi lo strumento in sé che genera inadeguatezza ma come viene rielaborato individualmente.
Grazie
ADVERSUS
Si ringrazia la Professoressa Roberta Rossi
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