In questa intervista a Francesco Carnesecchi, regista e sceneggiatore, cerchiamo come sempre di conoscere meglio la persona dietro la professione del regista, ma anche di farci dare qualche consiglio. Tecnico e non solo. E così abbiamo parlato di come il cinema è entrato a far parte della sua vita, dei suoi progetti, del suo equipaggiamento preferito. Ma anche di quello che vorrebbe poter cambiare nel suo ambiente di lavoro e di come affrontare e superare gli inevitabili momenti difficili in cui le cose non vanno come si vorrebbe.
Come hai iniziato?
Da ragazzino. Avevo 16 anni. Mio padre mi ha regalato una videocamera miniDV e ho cominciato a filmare tutto quello che facevo: serate, viaggi… e poi montavo su final-cut pro 4. Mio papà aveva una collezione in super8 di filmini di quando lui era giovane. La sera li proiettava sul muro del salotto. Lo vedevo aggeggiare con la pellicola. Inconsciamente è partito tutto da lì. Anche lui era un grande appassionato. Mi portava sempre al cinema. Per me era il posto più magico del mondo.
Quanto è stato facile, o difficile, arrivare al punto in cui sei adesso? Ci sono registi che devono conquistarsi combattendo ogni piccolo passo in avanti, altri invece trovano tutte le porte spalancate. Come è stato il tuo percorso professionale da questo punto di vista?
Non ho una vera risposta a questa domanda. Non mi sento arrivato e credo che in generale sia un mondo molto più competitivo di quando ho cominciato. Il talento non basta. La consistenza è la cosa più importante. Bisogna restare lucidi quando le cose non vanno come vorresti e non fermarsi mai. La mia testa va in overthinking continuamente e se non metto in pratica quello che penso sto male. Se sei bravo e resiliente qualcuno prima o poi se ne accorge. Poi dipende da quanta passione hai. Sta tutto lì.
Vorrei più produzioni coraggiose e meno schiave del mercato. Le storie belle si vendono. Qualunque genere siano.
Quali sono i lavori/progetti a cui sei più affezionato, quelli che meglio rappresentano il tuo modo di essere creativo?
In tutto quello che faccio metto qualcosa di me. Dal progetto più autoriale a quello più commerciale. Poi i lavori a cui tengo di più non per forza sono quelli che mi sono riusciti meglio. Io mi affeziono alla storia che c’è dietro. Ora come ora te ne posso dire due: Greenback Boogie degli Ima Robot – il mio primo videoclip. E La Partita – il mio primo film. Anche se poi il lavoro più importante è sempre quello che ancora non hai fatto.
Il tuo equipaggiamento personale oggi. Che videocamera usi per i tuoi progetti personali, e quali sono le tue lenti preferite – sempre per i lavori personali?
Ultimamente sto lavorando con la Sony Venice che ha un’ottima sensibilità alle basse luci. Ho appena finito di girare un film horror ambientato di notte nel bosco e la resa è stata incredibile. In generale però dipende dal tipo di storia, dal genere, dallo stato emotivo dei personaggi e dal budget :) Ci sono tante dinamiche che incidono sulla scelta di camera e lenti.
Che consiglio daresti ad un giovane Francesco Carnesecchi che sta iniziando oggi, per evitargli di commettere qualche errore che potendo tornare indietro vorresti non aver commesso?
Gli direi di fare esattamente tutto quello che ha fatto ma di godersi un po’ di più il percorso. Lo stress spesso non ci fa realizzare il momento, ma se mi guardo indietro è stato un bel viaggio fino ad ora.
Il talento non basta. La consistenza è la cosa più importante. Bisogna restare lucidi quando le cose non vanno come vorresti e non fermarsi mai
I sassolini nelle scarpe. Cosa non ti piace nell’ambiente in cui lavori, e cosa vorresti cambiare – se tu potessi farlo.
Vorrei più produzioni coraggiose e meno schiave del mercato. Le storie belle si vendono. Qualunque genere siano.
Quali sono i tuoi sogni professionali, i progetti a cui stai pensando e che magari non hai ancora avuto modo di realizzare?
Ho un pacco pieno di progetti da realizzare ma in questo momento non vedo l’ora di chiudere la post del mio secondo film – RESVRGIS – e mostrarvelo.
Cosa avresti fatto se tu non fossi diventato un regista?
Lo spettatore.
Francesco Carnesecchi – Director
https://www.instagram.com/frnkjerky/
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