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Il futuro del rapporto uomini e robot (compresa la nascita dei sex robots)

I robot sono qui, tra di noi. Sono ormai sempre più parte della nostra vita. …

Il futuro del rapporto uomini e robot
Il futuro del rapporto uomini e robot

I robot sono qui, tra di noi. Sono ormai sempre più parte della nostra vita. Che ci piaccia o meno. Questo pone questioni molto serie, dal punto di vista etico e filosofico. I robot vengono usati in guerra, auto che si guidano da sole sono in fase avanzata di sviluppo, e forse non tutti sono al corrente dell’esistenza dei cosiddetti ‘sex robots’: non sono più solo una cosa da film di fantascienza. Questo, come potete ben capire, pone questioni etiche e morali molto importanti “Eventualmente la cultura svilupperà le proprie norme, per regolamentare come interagiremo con i robot con funzionalità sessuale” ci ha detto us Julie Carpenter, PhD, California Polytechnic State University (CalPoly), in questa intervista esclusiva su robots, etica, sesso, e tecnologia. Leggete.

Intelligenza artificiale e robots. In quale direzione stanno lavorando ricercatori e scienziati per assicurare che le macchine, per quanto avanzate, rimangano macchine e non assumano il controllo delle nostre vite una volta raggiunto un certo livello di sviluppo?

C’è un aspetto incontrollabile in ogni innovazione tecnologica, in termini di motivazioni o obiettivi delle persone che potrebbero sviluppare i concetti per usi non ortodossi o non etici. Naturalmente, non puoi controllare gli usi di un prodotto o di una cosa come un robot una volta che questo è ‘là fuori’ nell’ambiente perché gli utilizzatori umani potrebbero anche loro avere degli obiettivi non etici in mente.

In ogni casi, è importante iniziare a parlare di tutti i tipi di possibilità adesso e durante il periodo di tempo in cui viviamo e lavoriamo con i robots. Come cultura, svilupperemo nuovi modi per interagire con i robots, e questo comprende il modo in cui viviamo, a casa e sul posto di lavoro. I robots sono usati in guerra, e robots o auto che si guidano da sole sono in fase di sviluppo rapida per essere immessi sul mercato. Tutto  deve essere al suo posto per creare robots di questo tipo su larga scala, quindi la questione è di infrastrutture. Ma abbiamo anche molti, molti problemi di policy da chiarire a livello locale, federale e addirittura a livello mondiale. Puoi quasi prendere un qualsiasi robot di cui senti parlare nelle news – dai droni per le consegne a domicilio alle auto senza pilota o l’idea di robot armati in guerra – e puoi stare certo che agenzie non governative, accademici, politici e industria privata sono tutti molto interessati ed hanno investito nello sviluppo e nella definizione di varie leggi e regolamenti. Le questioni etiche e filosofiche relative ai robots nelle nostre vite sono tanto importanti quanto le questioni tecniche relative alla loro realizzazione. Infatti, possiamo dire che siano parte integrante della costruzione dei robots, dalla cosa concreta che è un robot, alle idee astratte di quello che significa vivere con i robots per noi come individui e collettivamente nella società.

Lei studia l’interazione uomo-robot da un punto di vista umanistico, sociologico e filosofico. Pensa che chi è direttamente coinvolto in questi progetti, ingegneri e scienziati con una mentalità più tecnica e forse meno umanistica, abbiano ben presenti i potenziali problemi etici e sociali, o sono solo concentrati sugli aspetti tecnici di quello che stanno sviluppando?

Il mio campo di ricerca sull’interazione uomo-robot è interdisciplinare, e i ricercatori hanno backgrounds diversi, ingegneria, intelligenza artificiale, design, psicologia, filosofia o altri campi ancora. Chi studia l’interazione uomo-robot è spesso uno scienziato e ingegnere, e portano esperienza importante al gruppo di ricerca; il mio background è in scienze dell’apprendimento e comunicazione. Parlo per me stessa quando sostengo di essere sempre a favore di gruppi di ricerca sui robot che siano interdisciplinari. Dobbiamo bilanciare le responsabilità dei meccanici di robot con l’impatto dei robots sulla gente, ed anche capire come, a loro volta, le persona che usano i robot influenzano o modificano il design dei robot e il loro uso, per capire in pieno le ramificazioni e i benefici dei nuovi fenomeni di interazione in corso. Per me, questo significa usare l’esperienza di molte voci, incluse quelle di ci vivrà e lavorerà con il prodotto finito, o robot, in qualsiasi modo questo avvenga. Per questo mi concentro sulle sfide umano-centriche dello sviluppo dei robot, le cose che avvengono intorno al punto di interazione tra persone e robot.

Penso che ci sia forse una maggiore coscienza all’interno della ricerca nel campo della robotica, alcuni scienziati e ricercatori come me utilizzano metodi umano-centrici, e cercano di risolvere problemi nella robotica studiando le interazioni tra la gente e i robots, identificando le sfide, e raccomandando soluzioni basate sulle loro scoperte. Per molto tempo c’è tra i membri dell’industria robotica la coscienza del ‘lato umano’ delle interazioni uomo-robot, compresi design ed ergonomia. Quando inizi ad identificare fattori come i comportamenti umani e i processi decisionali e la cultura – cose che fanno parte integrante della parte umano-centrica dei robots – questi possono anche essere integrati nel design o nell’istruzione del personale o nella policy di sviluppo dei robots. Penso che questo stia diventando un asset sempre più importante per molti team di sviluppo.

Una parte della sua ricerca riguarda anche lo studio delle future interazioni tra umani e robots dal punto di vista sessuale. Lei sta scrivendo proprio in questi mesi un capitolo per il libro Sex Robots: Social, Legal and Ethical Implications, MIT Press. Il capitolo che lei sta scrivendo si intitola “Deus Sex Machina: Loving Robot Sex Workers, and the allure of an insincere kiss”. Lei pensa che i robots giocheranno un ruolo anche nella vita degli umani, e se sì, quali sono le implicazioni dal punto di vista etico che ne deriveranno?

I robots giocano già un ruolo importante nella vita sessuale della gente attraverso la cultura popolare. Esiste in effetti già una lista di robots sessualizzati nella storia del cinema e della letteratura, della televisione, dei fumetti. Anche come fiction, questi mostrano esempi di modi in cui potremmo interagire con un robot che potrebbe accrescere o stimolare il piacere sessuale, e spesso questo scenario comprende emozioni conflittuali nell’attrazione verso un robot, come nel recente film “Ex Machina”. Abbiamo addirittura visto una rappresentazione di come qualcuno potrebbe sentire grande affetto come un sistema operativo senza corpo, come nel film “Her”. Nel film “AI” lavoratori del sesso robot sono integrati nella cultura sotto forma del personaggio “Gigolo Joe”. La trama del film “Cherry 2000” ritrae un uomo nel tentativo di riparare il suo robot amante, distrutto. Negli anni ’60 c’era uno show televisivo chiamato “My Living Doll” nel quale la protagonista, un robot femmina di nome Rhoda, era ritratta in maniera sessualizzata, anche se le storie di questo show non erano forti, per gli standard attuali. Questi sono solo alcuni degli esempi di come i robots sono stati ritratti sugli schermi come oggetti significativi di interesse da parte delle persone.

Ci sono molti problemi di carattere etico in questo campo; fa quasi girare la testa pensare alla possibilità di introdurre un set di tecnologie come un robot sessualizzato nel mondo di oggi. Tendiamo immediatamente a confrontare l’idea di sessualità umano-robot con il modello di sessualità umano-umano. Istintivamente capiamo che la sessualità umano-umano è già incredibilmente complicata e introdurre una tecnologia realistica o simila alla vita reale per introdurre sessualmente con le persone introduce un nuovo numero di problemi emotivi e culturali.

Inizialmente, la gente inizierà a mettere sotto accusa l’introduzione di una tecnologia che preveda di interagire con le persone in tale maniera, forse invasiva dal punto di vista fisico ed emotivo. In seguito la cultura svilupperà le proprie norme per come le persone interagiranno con i robot con funzionalità sessuali. I robots usati come rappresentazioni fisiche di un essere umano che opera a distanza potrebbero essere uno degli aspetti della interazione robosessuale, mentre un robot sessualizzato completamente autonomo creerà un altro parco di questioni per la gente, questioni da risolvere individualmente come parte della cultura.

I robot biologici sono qualcosa che vedremo, o le prossime generazioni vedranno, oppure un robot è per definizione una macchina che contiene solo cavi e rotelline?

Non esiste una definizione unica e condivisa per quanto riguarda i robot. Diciamo per questa conversazione che un robot è un sistema autonomo, dotato di un corpo, intelligente, che interagisce con noi umani in maniera simile alla nostra (ad esempio attraverso la comunicazione verbale o il comportamento). È più probabile che noi come umani incorporiamo la ‘roboticità’ dentro di noi (ad esempio i cyborgs) piuttosto che sistemi biologici vengano inseriti in sistemi artificiali per il momento perché è lì che il focus immediato sembra essere. Come umani abbiamo situazioni – mediche, vitali o di altro tipo – dove riteniamo che aggiungere ai nostri corpi delle tecnologie possa essere vantaggioso in certe circostanze. Penso che sia meno evidente quali potrebbero essere i vantaggi di incorporare sistemi biologici in sistemi meccanici, a meno che non si prendano in considerazione scenari molto remoti nel futuro.

Un sistema meccanico con parti biologiche sarebbe ancora un robot? A dire il vero la parole roboti è stata coniata nel 1921 nell’opera RUR di Karel Čapek, e la parola tradotta dalla lingua ceca significa un qualcosa di simila alla fatica, o un operaio di fatica. Ma i robots nell’opera  di Čapek, infatti, avevano anche sistemi biologici, ed erano anche cloni; la parola robot si è evoluta nel tempo per riferirsi adesso solo a sistemi meccanici. Le parole possono cambiare ancora, e nuove parole possono nascere. Sarà probabilmente utile creare categorie tra i diversi sistemi intelligenti puramente per il gusto della discussione, ma anche per distinguere i sistemi e le loro differenze per esplorare e capirci, e come i sistemi lavorano insieme: robot, cyborg, e… qualsiasi modo in cui decidiamo di chiamare entità che sono più macchine che umani nella loro ‘fisicalità’, ma incorporano aspetti biologici e meccanici.

Quanto ci vorrà secondo lei prima che si rendano necessari dei test alla ‘Blade Runner’ per distinguere un umano da un robot perfettamente uguale ad un umano?

Penso che una delle prima domande potrebbe essere più sottile: perché sarà necessario distinguere tra un umano ed un robot?

Quando pensiamo a questa domanda in maniera specifica, diviene chiaro che quando i robot diventano talmente indistinguibili dalle persona in termini di apparente intelligenza, aspetto, comportamenti, ed altre cose che noi riconosciamo come tratti umani, vivremo davvero con dei robots, o separeremo la umanità dalla ‘roboticità’ in maniere significative? Adesso, in questo momento, possiamo elencare motivi per cui i robots dovrebbero essere visti come diversi da noi, inferiori, o almeno tanto diversi da doverli considerare con scetticismo in certe circostanze. Comunque, una reazione a robot che sono così umani è raramente discussa come un argomento potenzialmente positivo, e spesso viene invece presentata come un set di dilemmi etici, che si sistemeranno una volta che la nostra società si sarà adattata alla normalità dei robots nel nostro mondo.

Quanto ci vorrà prima che i robots divengano così credibili come qualcosa di simile ad un umano da dover pensare a dei test che ci permettano di distinguerli da noi? Al ritmo attuale di sviluppo e interesse per questo genere di robots, direi che chiaramente siamo più vicini che mai rispetto al passato. Quanto ci vorrà prima che questi siano talmente integrati da richiedere una distinzione tra cosa sono ‘loro’ e cosa siamo ‘noi’? Non sono sicura che tale categorizzazione si fermerà una volta avviata. Come umani noi sentiamo un bisogno intrinseco di identificare le cose che ci circondano e determinare se sono sicure o pericolose. Penso che sia possibile che inizieremo a demarcare i robots come robots molto prima che diventino totalmente indistinguibili dalle persone proprio per questo nostro bisogno inerente di identificare e riconoscere gli altri per essere comodi con questi altri. Quando useremo questi test, e perché? Mi piace pensare a queste domande in tandem con l’idea di fissare il momento nel tempo in cui un test come Voight-Kampf di Blade Runner sarà ritenuto utile e necessario.

Ringraziamo Julie Carpenter, PhD California Polytechnic State University (CalPoly)

Research Fellow, “Ethics + Emerging Sciences Group.” The Ethics + Emerging Sciences Group is a non-partisan organization focused on risk, ethical, and social concerns related to new sciences and technologies.

Alessio Cristianini

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