Stabilire confini precisi come atto liberatorio: una ricerca di design radicata nella materialità di ciò per cui gli abiti sono fatti, in una concentrata libreria di materiali. Un solo tessuto, il raso di seta; un solo filato per la maglieria, il cashmere; un solo tipo di pelle, il vitello; un solo tipo di ricamo, le paillettes; il pizzo come unica decorazione.
Da questa agenda ristretta ne scaturisce un’esplorazione della bellezza moderna. Ingrandendo e rimpicciolendo, il macro gioca con il micro, il fatto con il disfatto. I punti di maglia si trasformano in giganteschi intrecci; un fiocco si gonfia fino a raggiungere proporzioni enormi; un lembo si sbilancia e disegna la forma di una gonna; una coperta viene drappeggiata in un abito; una gonna è perfettamente rotonda e sospesa.
Trattamento e abbellimento delle superfici. Il pizzo corre lungo la V delle falde architettoniche. Un esperimento di design è stampato su un tubino o tagliato e mescolato con l’argyle su un top. In una sorta di cronotopo, i motivi argyle allover riportano alle prime collezioni di JW Anderson.
Aderenti e voluminosi, scultorei e slanciati. Il tutto su stivaletti che cadono storti sulle caviglie e sulle borse Loafer a mano.