Continuiamo con i nostri ‘incontri virtuali’ con chi si occupa di raccontare storie e comunicare emozioni attraverso le immagini. In movimento in questo caso. Abbiamo intervistato Nicola Bussei – Director – ed abbiamo parlato dei suoi primi passi nel mondo della regia, dei suoi primi strumenti di lavoro, del suo primissimo lavoro.
Un’intervista molto ricca di spunti per chi sta cercando di ritagliarsi uno spazio nel mondo della comunicazione visiva. E poi abbiamo parlato di attrezzatura, di sogni nel cassetto, e degli inevitabili sassolini nelle scarpe…
Registi si nasce o si diventa?
Registi si diventa. Sicuramente è un’indole che ti viene da dentro ma deve essere coltivata.
Come hai iniziato?
Ho iniziato grazie all’hip hop come cultura. Quando andavo alle jam, avevo sempre una piccola handycam con cui riprendevo spesso i b-boy che facevano le battle. Poco dopo alcuni miei amici hanno cominciato a cantare, così mi sono approcciato ai primi videoclip e da lì ho avuto la fortuna di crescere e sperimentare tanto con loro.
Ricordi ancora la tua prima, vera videocamera?
Ricordo che la mia prima “videocamera” o meglio, la prima reflex, era una Nikon d5300. Ai tempi non sapevo neanch’io cosa sarebbe successo, l’avevo comprata per hobby e principalmente per quei due videoclip che facevo ai miei amici. Mi permise di sperimentare tanto anche con la fotografia: molte volte mi piace ricordare lo stupore e la meraviglia che provavo mentre giravo le ghiere a caso e cercavo di capire cosa succedeva.
E il tuo primo vero lavoro ‘retribuito’?
Il primo lavoro retribuito, esterno dalla mia cerchia di amici, fu per un ragazzo che mi contattò su Facebook. All’epoca non sapevo neanche cosa volesse dire “chiedere dei soldi per un videoclip”. Non ricordo neanche la cifra esatta, forse sui 50€.
Che camera usi per i tuoi lavori personali?
Per i miei lavori personali ho usato quasi sempre Lumix GH5, mi sono trovato bene per diversi aspetti, anche se ultimamente uso spesso BMPCC6K che è il giusto compromesso per la maggior parte delle situazioni.
Quali sono le videocamere e le lenti – tra quelle accessibili dal punto di vista economico – che consiglieresti ad un filmmaker in erba?
Parlando di videocamere consiglio Lumix, principalmente è intuitiva e non servono troppi accessori per usarla (a differenza di Black Magic). Di recente hanno allargato il comparto di corpi macchina entry level e mi sembrano buoni.
Come ottiche ho utilizzato principalmente 18-35mm Sigma, Tokina 11-16mm, 50mm Sigma. Usate sono ottiche che si recuperano con poco, comunque se si hanno pochi soldi consiglio di acquistare ottiche vintage e utilizzare degli adattatori, molte volte si rivelano interessanti.
Pensi sia importante frequentare una scuola per intraprendere questa professione?
Affrontare questa professione sicuramente ha bisogno di studio e dedizione. La scuola è importante sotto molti aspetti, dà un’ottima base teorica e pratica ma serve sempre integrare con l’esperienza sul campo.
Quale è il tuo sogno nel cassetto? Il progetto su cui magari stai già lavorando, ma che non sei ancora pronto a realizzare?
Per tutti i sogni nel cassetto forse mi servirebbe un armadio. Vorrei lavorare con l’estero, cambiare un po’ prospettiva. Un progetto che vorrei realizzare nel breve è sicuramente un cortometraggio, sto provando a scrivere qualcosa di diverso spostandomi sulla narrativa.
Il filmmaker del 21esimo secolo spesso comprende più figure professionali che in passato erano separate: regista, operatore, autore, direttore della fotografia… e via discorrendo. Quali sono gli aspetti di cui ti occupi personalmente per quanto riguarda la produzione dei tuoi video?
Ora come ora mi occupo principalmente della regia e del montaggio. In questi ultimi anni sto cercando di limitare il lavoro da “One Man Band”, piuttosto mi sto concentrando su creare delle connessioni con professionisti e lasciare spazio alle persone più competenti in quel determinato campo.
Anche se spesso non si hanno grandi budget preferisco lavorare bene e con una struttura di team che cerca di avvicinarsi il più possibile al cinema.
I sassolini nelle scarpe. Quali sono le cose che proprio non ti vanno giù nel mondo in cui ti muovi e lavori, quelle che potendo vorresti cambiare immediatamente?
Nel settore dove lavoro spesso non viene riconosciuto il valore di quello che fai che in realtà non si limita a prendere in mano una videocamera girare un videoclip. Molte persone oltre a me fanno un percorso di ricerca e cercano sempre di dare un valore artistico a quello che realizzano, indipendentemente dalla disponibilità economica del progetto. Credo che per me e per i miei colleghi sia anche un modo per esprimere sé stessi e le proprie idee.
Cosa avresti fatto nella vita se non fossi diventato un director?
Se non avessi fatto questo lavoro sarei rimasto comunque nell’ambito artistico. La posizione di Art Director mi ha sempre incuriosito, probabilmente avrei seguito quella strada.
Nicola Bussei – Director
https://www.instagram.com/nicola_bussei/
https://vimeo.com/nicolabussei
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