Cari lettori, cari amici, cari utenti registrati di Google e followers di social media, twittaroli e iphone-dipendenti (e android dipendenti) state bene a sentire.
Leggo un articolo sul Chicago Tribune dell’8 gennaio 2020. Si parla di un caso che i media tradizionali non amano divulgare troppo perché va contro le istruzioni che hanno ricevuto. È il caso dell’attore nero e gay, Jussie Smollet, che lo scorso anno ha denunciato un’aggressione nei suoi confronti, compiuta a suo dire da un paio di sostenitori di Trump. All’epoca tutti i mass media americani, quelli schierati contro Trump – e cioè il 95% dei media, avevano dato ampio risalto alla notizia.
Quando la notizia ha iniziato a barcollare, e quando si è capito che forse l’attore aveva organizzato l’aggressione per motivi tutti da chiarire… la notizia è sparita da giornali e televisioni.
Nel frattempo però sta andando avanti l’indagine contro di lui, che pare aver adesso sulla testa ben 16 capi di imputazione. A questo si aggiunga anche il sospetto di un tentativo di interferire nelle indagini da parte di una influente ex collaboratrice di Michelle Obama. Un bel quadretto.
Ma quello che ci preme invece segnalare, è che il giudice ha chiesto a Google di fornire i dati in suo possesso (di Google) relativamente a Jussie Smollett per il periodo che va dal novembre 2018 al novembre 2019.
Come molti, moltissimi, anche lui evidentemente non può vivere senza i molti servizi offerti gratuitamente da Google. E adesso il giudice ha chiesto di avere i dati che Google raccoglie e conserva. Leggete bene, così magari vi regolate per il futuro.
Tutte le mail di Jussie Smollett e del suo manager, non solo quelle spedite ma anche le bozze e quelle cancellate (ricordatevi che non si cancella mai niente), tutti i files nel loro Google Drive cloud storage service, tutti i messaggi vocali di Google, le telefonate, i contatti. Tutte le ricerche sul web e la storia di tutte le navigazioni con il browser. E tutti i dati relativi ai suoi spostamenti (…ah il GPS sul cellulare sempre collegato che meravigliosa invenzione…).
E questo è solo un assaggio in agrodolce della quantità di dati che generiamo ogni giorno, non solo con Google e i suoi servizi, ma anche con iphone, smatphones in generale, applicazioni, servizi di dating online, instagram, facebok, twitter… Alexa di amazon… e chi più ne ha più ne metta.
Ragazzi, svegliatevi.
ADVERSUS