È da qualche tempo che l’obesità (l’obesità femminile principalmente) viene proposta non solo come normalità ma addirittura come un esempio positivo. In barba ai dimostrati pericoli per la salute derivanti da una alimentazione errata e da un grave sovrappeso. Questo trend lo vediamo regolarmente nelle storie pubblicate dai media, e sempre di più in certe pubblicità.
Impara ad accettarti… Sei grassa? Sei bella! Sei una donna, allora ama il tuo corpo per quello che è, non avventurarti in stremanti diete dimagranti, non fare attività fisica, sii contenta di come sei, mangia quello che vuoi, va bene così. Anzi, grassa è meglio! Le magre sono tristi, sono a costante rischio anoressia, e sono anche un tantino… stronze! Questo, nel succo, il messaggio. Non è vero?
Sui quotidiani soprattutto nelle versioni online dove la qualità della notizia non conta più di tanto, sui settimanali più politicamente impegnati, sui mensili (ma esistono ancora i mensili?), sui magazines online, nelle pubblicità, la tiritera è sempre la stessa: grassa è bello! Anche se onestamente non ci crede nessuno, neppure chi è grassa. Però il messaggio che deve passare è che è bello essere grassi. Anzi grasse, visto che per qualche motivo il grassa è bello è sistematicamente declinato al femminile.
Gli stati uniti guidano come sempre anche questo nuovo trend, paese strano gli stati uniti. Seguiti a ruota dall’inghilterra. È di qualche giorno fa la nuova campagna pubblicitaria della Gillette Venus, la linea di lamette per donne. Dopo aver realizzato una campagna pubblicitaria contro la ‘mascolinità tossica’ adesso la Gillette si butta sul ‘Grassa è bello!’ pubblicando una foto di una modella(?) non grassa ma addirittura indiscutibilmente obesa, proponendola come uno degli ideali possibili di bellezza femminile.
Non pubblichiamo la foto su questa pagina ma andate tranquillamente a cercarvi i profili social di Gillette Venus e capirete le ‘dimensioni’ di cui stiamo parlando.
Come per la campagna anti-maschio, fortunatamente anche quella a favore dell’obesità femminile sta ricevendo un abbondante e spesso umoristico ‘controgas’, soprattutto sui social media dove non ha incontrato l’effetto desiderato. A meno che l’obiettivo non fosse quello di far parlare, bene o male, della Gillette. Il marketing non è solo amorale, è anche perverso e ci starebbe anche questo.
Ma Gillette a parte. Aprite un magazine a caso e ci troverete cose del tipo: “Mi piaccio come sono…” consigli per imparare ad accettarsi come si è, invece di cercare di entrare a tutti i costi in una taglia 42… Oppure “Sono una blogger e vi spiego quanto sono orgogliosa di essere obesa”. Ogni giorno tra una notizia stupida ed un click bait messo lì per rubarci un click troviamo anche queste non notizie. A che punto questa campagna disinformativi e diseducativa verrà fermata?
Chi scrive o pianifica queste campagne sa che l’obesità è direttamente collegata a diabete, problemi cardiocircolatori, infarti, ipertensione, apnee notturne, problemi epatici, problemi alle ossa e alle articolazioni, problemi renali, alcune forme di tumore?
Cercate su qualsiasi motore di ricerca: “rischi e patologie collegati all’obesità” e mentre leggete toccatevi le palle (chi le ha).
Siccome ogni tanto penso di essere l’unico a vedere le cose in un certo modo, ho chiesto l’opinione di un’amica che internet e il mondo della comunicazione lo conosce in maniera molto approfondita. Pronto a scontrarmi con una visione diametralmente opposta, mi ha sorpreso la sua risposta, che pubblico con il suo permesso “…oltre che sui media e magazine etc è proprio un leit motiv di molte influencer, o life coach (quelle che ci insegnano come si vive, solitamente hanno da poco sfiorato i 30 anni e sanno già tutto quello che c’è da sapere e insegnare) che si mostrano in tutto il loro sovrappeso (non obesità) con fare molto provocatorio, e al primo che osa insinuare che non sono fotogeniche, partono gli insulti della loro community. È un bullismo di ritorno, come le ‘campagne’ sempre delle influencer contro i brand che producono biancheria intima a loro dire dalla taglia sbagliata, rimpicciolita per far dispetto alle donne in carne. E poi c’è refinery29 (un magazine online femminile americano ndr.) che mostra in primo piano donne non rasate insistendo che anche quella è una delle bellezze possibili… ma la Gillette quelle non le propone per ovvio conflitto di interessi“.
E quindi torno alla domanda iniziale. Come mai da un paio di anni, e il fenomeno è in crescita, si sta spingendo così tanto sulla normalizzazione dell’obesità? Viaggiando per il mondo, ma anche chi non viaggia si guardi intorno nella propria città, noto un progressivo aumento nel numero e nel peso delle persone obese. Fate attenzione, non sto dicendo ‘in carne’ sto dicendo obese. Non troverete un singolo medico che sarà a favore dell’obesità nella popolazione.
Eppure i media stanno spingendo ancora su questo tasto. Perché? Ve lo siete mai chiesti? Da dove nasce questo bisogno di proporre come normale ciò che indiscutibilmente normale non è? In questo caso non stiamo parlando di modelle di Victoria’s Secret con i capelli rossi che dicono di essere state bullizzate quando erano bambine per il colore dei loro capelli, o di ragazze che si sentono discriminate perché hanno le lentiggini… (ebbene sì esistono anche drammi di questo genere…) ma di donne obese proposte come normali.
Obeso non è normale. L’obesità è una condizione medica che si verifica in presenza di un eccesso di peso o grasso corporeo e che può avere gravi effetti negativi per la salute. Chi è obeso solitamente viene curato, viene aiutato a perdere peso. Non viene glorificato sui media come esempio di seguire. Teniamolo bene a mente. E non fidiamoci mai dei media, manipolatori manipolati per eccellenza. Alla faccia della ‘political correctness’ ed ‘inclusivity’ a tutti i costi.
E inoltre non ritengo che una donna grassa sia bella. È una mia opinione personale, condivisa visto che finora non ho ancora trovato un altro uomo che la pensi diversamente (gli uomini, come le donne, si parlano e tra di loro si dicono onestamente quello che spesso in pubblico, o in presenza di mogli e fidanzate, non dicono. Per educazione.)
ADVERSUS