L’interesse per la questione della tortura in Italia ha un andamento ondivago. Tragici fatti di cronaca o sentenze eclatanti lo risvegliano per qualche tempo, poi l’attenzione decanta e cede il passo a nuovo torpore. Ma un crimine estremo come la tortura oltrepassa la soglia di ingiustizia che uno Stato di diritto può tollerare senza trasformarsi in un regime.
La tortura deve rimanere al centro del discorso pubblico. L’introduzione del reato di tortura è un atto dovuto, non solo perché la Convenzione contro la tortura lo prevede, ma anche perché solo una condanna concreta e limpida offre alle vittime l’opportunità di suturare le ferite e di recuperare quella fiducia nell’altro indispensabile per sentirsi saldi nella propria dignità.
Questo libro afferma questa idea con la forza delle parole e degli argomenti. Raccontando che cos’è la tortura, che cosa significa subirla e di quale colpa una società si macchia rifiutando di riconoscerla come reato.per il ripristino della civiltà del diritto.
Il silenzio della tortura
Marina Lalatta Costerbosa
Contro un crimine estremo
ISBN 978-88-6548-155-4
PAGINE 136
ANNO 2016
COLLANA Labirinti
Marina Lalatta Costerbosa
Marina Lalatta Costerbosa insegna Filosofia del diritto nell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni, Ragione e tradizione (Giuffrè, 2000), Il diritto come ragionamento morale (Rubbettino, 2007), Una bioetica degli argomenti (Giappichelli, 2012), Legalizzare la tortura? (con Massimo La Torre, il Mulino, 2013).